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Attualita

Vasco Rossi su Facebook. Posta video, canzoni, scrive, e parla della sua vita. Vuoi vedere che…

By Agosto 11, 20119 Comments

Da qualche settimana Vasco Rossi, il rocker italiano per antonomasia, la vera star della musica che è sempre stato pressochè irraggiungibile, esce allo scoperto e si rende accessibile a tutti. Ha aperto un profilo su Facebook (a cui mi sono prontamente iscritto in qualità di super fan del Blasco :-)) attraverso il quale dialoga con i fan, risponde ai giornalisti, condivide le sue esternazioni e, ahimè, esprime giudizi taglienti nei confronti del “collega” emiliano Luciano Ligabue. Dico ahimè perchè adoro anche il Liga e mi spiace che Vasco abbia questa opinione. Il fatto che la esterni tutto sommato non è un problema, in un mondo stracolmo di buonismo e ipocrisia mi sembra un gesto apprezzabile. A me spiace proprio il fatto che lo giudichi di poco talento e presuntuoso.

Ma andiamo oltre. Non voglio commentare la tenzone tra loro due, piuttosto mi incuriosisce e mi stimola molto il fatto che Vasco abbia deciso di mettersi su Facebook come un “comune mortale”, attirandosi addosso una marea di critiche da parte dei cosiddetti “addetti ai lavori”. Mi riferisco a giornalisti e opinionisti di varia natura che giudicano questa mossa decisamente azzardata e segnale di declino…

Mah! Non saprei… Secondo me Vasco ha seguito un istinto, ed avendo una sensibilità straordinaria (le sue canzoni ne sono una prova lampante), mi sa che porterà  a qualcosa di speciale, o di nuovo. Insomma c’è qualcosa nell’aria.

Secondo me, le sue “sfide” della vita, compresa quella che lui ha chiamato “male di vivere”, hanno trovato in Facebook un veicolo straordinario per fare ciò che avrebbe sempre voluto fare ma che la tecnologia e i mezzi di comunicazione non gli permettevano .  Considerando che la tv, la radio e i mezzi stampa erano (e sono tutt’ora) gestiti e controllati da terzi, e che non ti consentono di parlare direttamente al pubblico, chissà quante volte si è visto storpiare, tagliare, cambiare o strumentalizzare affermazioni fatte (ecco uno dei tanti esempi). Chissà quante altre volte ha dovuto rinunciare a spiegare qualcosa che lo riguardava o che avrebbe voluto commentare. Oggi invece la rete  glielo permette.

Su Facebook Vasco è libero di scrivere quello che vuole e di farlo direttamente ai suoi fan, senza passare da un ufficio stampa, o un giornalista o chichessia.

Se mettiamo insieme in uno shaker una forte inquietudine interiore, la voglia di dire a voce alta quello che si pensa, aggiungendo una posizione sociale ed economica che permette di infischiarsene  di ciò che pensano i “benpensanti”,  una chiara consapevolezza della propria professionalità e  un mezzo come Facebook che gli permette  di postare in tempo reale video, foto, musiche, articoli , ecc.,  ne esce un cocktail davvero esplosivo. Soprattutto se si considera che la sua pagina ha qualcosa come più di 2.365,000 fan!!!!!

Ogni suo post “piace” a migliaia di persone e vengono commentati da più persone rispetto ai post dei più seguiti blog italiani (e non solo). Riesci a farti un’idea?

Ma quale giornale ti da la stessa opportunità di farlo? Ogni sacrosanto giorno? più volte al giorno???

Vasco è un artista d.o.c., di quelli che creano tendenze, di quelli che hanno la sensibilità per “sentire” e vedere cose che ancora non esistono… vuoi vedere che a breve altri artisti “usciranno allo scoperto?” Vuoi vedere che il Blasco ha dato inizio a una nuova era??

Sarebbe una ennesima riprova che si tratta di un vero numero uno!

PS. A prescindere da tutto ciò, qualche giorno fa stavo ragionando su una cosa. Nel passato ci sono stati grandi artisti che hanno reso le loro epoche “speciali”: Raffaello Sanzio, Michelangelo, Leonardo, Mozart, Leopardi, Dante, ecc. Io sono felice di essere nato e cresciuto nell’era di Vasco Rossi, Jovanotti, Ligabue, Bono Vox, John Lennon, ecc. E’ arte anche questa, no?

Livio

Author Livio

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Join the discussion 9 Comments

  • Sebastian ha detto:

    Sono mesi che seguo il profilo di Vasco 🙂

    Inizialmente, da bravo “metallaro impostato” (e 17 enne quale ero), lo odiavo e lo vedevo di cattivo occhio. Leggendo la sua vita e ascoltando le PRIME canzoni me ne sono totalmente innamorato…

    Il fatto che scriva di suo pugno è bellissimo. E’ una persona che – credo – negli anni, nonostante volesse una vita spericolata, ha avuto modo di crescere spiritualmente e come persona.

    Lo si vede anche dagli improvvisati, casarecci e brevissimi video che si autogira con la “videocamera nuova”. Un Vasco anzianotto alle prese con la nuova tecnologia, che tenerezza! Non è un idolo ma una persona normale e lo vuole dimostrare.

    Grande rispetto per Vasco! (E per Livio :-))
    Ciao

    PS: hai ragione! Anche io mi chiedevo che fine avessero fatto i grandi del passato. In realtà anche oggi abbiamo i grandi solo che hanno cambiato “target” e il veicolo per trasmettere l’arte… 🙂

  • Alessandro Dattilo ha detto:

    È vero Livio, su FB Vasco è libero di scrivere senza filtri. E questo lo fa tornare quel ribelle che era agli inizi, quando il suo manifesto di vita era una provocazione per tutti i “benpensanti”.

    Nel mio blog mi sono divertito a fare un’analisi (in chiave Pnl) della lettera che il Blasco ha scritto ai suoi fan, appena uscito dalla clinica: già lì si vedevano chiari i segni di quella che poi sta diventando un’esondazione vera e propria…!

    Un abbraccio e… hai ragione a seguire da vicino il parallello con Ligabue. Una vera schermaglia musicale e di personalità controverse.

  • Livio ha detto:

    Alessandro, ho letto il tuo post sulla lettera di Vasco ai fan e l’ho trovato molto bello. Vale la pena segnalarlo e mi permetto, di mettere io il link visto che tu non l’hai fatto. 🙂
    http://www.scritturavincente.it/diari/vasco-rossi-scrivere-lettera-fan-con-carta-penna

  • Diego ciavatti ha detto:

    Carissimo Vasco,

    non mi sarei mai permesso di scriverti perchè penso che un’artista debba essere libero di irrompere nel contesto culturale, liberamente e provocatoriamente, senza mai porsi il problema dell’apparire bello o accettabile, o brutto e inaccettabile,quindi inevitabilmente al di là e oltre ogni critica. Sono convinto che l’arte sia un atto creativo tra l’uomo e l’universo, tra se e il proprio Dio, un atto di sacrificio che si serve dell’esperienza terrena di un essere, per raccontare l’indicibile, l’invisibile, per rintracciare le orme di una esistenza, con lo stesso senso del sacrificio di una cavia che viene sacrificata in nome del conoscere, dello scrutare e del comprendere, una dedizione totale in nome di un’umanità che è contenitore, specchio e altare delle nostre anime, appollaiate nelle nostre esistenze.
    Però, se pur nel massimo rispetto del tuo essere artista, vorrei dirti qualcosa su “l’altra metà del cielo”, non come coreografo o regista ma come un osservatore qualsiasi.
    Giustissimo aver creduto e creato lo spazio per far entrare il Pop (Rock!) nel tempio della lirica, spero che si verificherà ancora e con più frequenza.
    Giusto, e te lo meriti, il tentativo di sacralizzazione della tua musica, dei tuoi versi e della tua voce, almeno nella ricerca dei risvolti lirici e romantici della tua poesia musicale.
    Quello che non capisco è perchè hai lasciato che si passasse dalla poesia ispirata, dalle emozioni e visioni di un uomo che osserva il mondo femminile alla rappresentazione teatrale di donne che rappresentano loro stesse, offese, sfruttate, maltrattate, da maschi sempre insensibili, violenti e sfruttatori.
    Insomma l’uomo è il poeta che crea e racconta la sofferenza del mondo femminile che lo attrae, lo interessa, lo coinvolge e lo intriga, colui che soffre a vedere il loro dolore, quel giovane che forse sente la colpa di non aver saputo guidarle in un’altro futuro, regalargli altre storie, danzare in altri destini meno cruenti, che avrebbero dovuto sublimare quelle giovani vite di donne ispiratrici dei nostri sguardi, dei nostri respiri, madri e compagne di tutti i nostri viaggi e sogni?
    Insomma perchè una coreografa che parla solo dell’offesa al mondo femminile, lasciando fuori(se non come mero cronista) l’uomo sensibile che ne vede, ne piange e ne canta le storie? Per altro eterni dolori che fanno della vita il luogo dove si incontrano e scontrano l’inferno e il paradiso? Forse la Signora Clarke è donna americana che ci racconta di un vissuto con un uomo americano violento e insensibile. Ma dov’è l’uomo moderno, europeo, italiano, sensibile e poeta che ho sempre sentito nelle tue canzoni?
    Perchè un’americana evidentemente così segnata negativamente dal vissuto con gli uomini e non un uomo o una donna europei o italiani che rappresentasse l’attualità del rapporto amore/conflitto tra l’uomo e la donna dei nostri tempi e che escono dalle tue canzoni?
    Una rappresentazione che spesso non ricalcava e neanche accompagnava lo stato d’animo o i fatti narrati nella tua opera.
    Forse la trovata di una regista da teatroDanza a qualcuno a fatto pensare come alla giusta via di mezzo tra la modernità profana del tua canzone e l’antica lirica sacra della scala, come se della vera danza e un vero discorso con stile coreografico non avessero potuto esprimere le tue immagini, la tua filosofia e le tue idee che poi sono quelle di un’intera generazione che ha imparato a leggersi tramite le tue canzoni.
    Passi di una danza che non c’entrava con le figure e le espressioni di certi momenti, ballerini lanciati in pirouttes improbabili, jété senza storia, acrobazie tecniche oltre e fuori la ricerca di uno stile, ballerini e ballerine esasperati nel dover fare qualcosa di danza (classica e di repertorio..!!) come a dover giustificare a tutti i costi la presenza di un grande corpo di ballo in scena.
    Insomma sei sempre grande e ormai qualsiasi cosa tocchi diventa oro e successo, ma…….secondo me l’allestimento non è tutta farina del tuo sacco……c’è troppa crusca…..e anche se la crusca in genere aiuta a digerire, a me a reso questo spettacolo indigesto.
    Sono profondamente convinto che la tua lirica poteva e doveva essere accompagnato da una rappresentazione più consona, più distribuita tra l’occhio del poeta che guarda e quello della donna che si lascia guardare, per tornare e restare fonte eterna dell’ispirazione dell’essere (in genere uomo…) artista.
    Grazie della tua musica e per la prossima volta scegli (o fai scegliere…) un coreografo che capisca i temi, la prospettiva e la cultura dal quale vieni, sono convinto che gli americani non sono sempre meglio di noi e che ci sono due o tre italiani che avrebbero fatto insieme a te un vero e compiuto capolavoro.
    ciao. Diego

    • Livio ha detto:

      Diego, hai scritto una lettera aperta a Vasco ma l’hai postata sul mio blog… temo tu ti sia sbagliato.
      Tuttavia l’ho letta volentieri.
      Purtroppo non ho avuto modo di andare a teatro a vedere “l’altra metà del cielo”, però sono anche io un fan del Blasco.
      Sono felice che la sua musica abbia irrotto nel tempio della danza (e musica) classica. Ogni volta che mondi “diversi” si incontrano hanno l’opportunità di migliorarsi un po’ e di contaminarsi.
      Non posso giudicare la qualità dello spettacolo perchè non l’ho visto e perchè comunque non avrei nemmeno le competenze per farlo, ma credo che sia per Vasco un ennesimo motivo d’orgoglio. Ha scritto musiche e testi incredibilmente belli che meritano di essere rappresentati artisticamente in ogni forma.

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