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Non potevo esimermi. Un film che parla “di noi”, del mondo del coaching e dei corsi sullo sviluppo personale. Non potevo non andare a vederlo.

Quei pochi film che hanno rappresentato il ruolo del “coach” lo hanno fatto in maniera quasi grottesca. “Guru” (nella peggiore accezione del termine) un po’ improbabili con personalità e modi di fare molto lontani dalla realtà. Ero curioso di vedere quest’ultima versione nostrana.

Per l’occasione, ho scelto una serata qualunque e ho preferito andarci da solo per non essere influenzato. Mi sembravo Anton Ego del film “Ratatouille”. Avete presente? Vabbè, lasciamo perdere e veniamo al film.

Ho guardato il film osservandolo da due angolazioni differenti: quella di un normale spettatore e quella di un life coach.

Da spettatore normale, devo dire che tutto sommato, alla fine il film “si è lasciato guardare”. Non passerà alla storia, ma non è nemmeno così male. Le 3 stelline (su cinque) di Coomingsoon.it sono veritiere. Una commedia leggera e a tratti divertente.

Guardandolo con il cappellino da life coach in testa… ho qualche considerazione in più da fare.

Cominciamo col dire che Silvio Muccino (regista e attore protagonista) ha fatto i compiti. Sicuramente si è preparato. Ciò che dice Giovanni Canton (il life coach protagonista del racconto) i suoi esempi, le sue metafore e i messaggi che si leggono scritti sulla lavagna nei momenti didattici con i suoi “assistiti”, sono  spesso usati nel life coaching. Parla di “rispecchiamento”, di “Modellamento”, si scorge la parola PNL (Programmazione Neuro Linguistica”. Si legge chiaramente il ciclo del successo, ecc.  Dai, posso dire che quanto meno non ha detto delle budinate.

Ho trovato invece decisamente distante dalla realtà la caratterizzazione del personaggio, il suo modo di comunicare e la dinamica del seminario. I primi fotogrammi di lui lo rappresentano in camerino immerso nell’incenso che fa vocalizzi per la voce e che gioca a fare il mentalista leggendo il linguaggio del corpo della coprotagonista. Manco fosse Copperfield.

Sale sul palco ballando in maniera mai vista, con la giacca in dosso ma rigorosamente scalzo, e dopo pochi istanti tratta il pubblico come fossero scimmioni. Mh! No, non credo di averlo mai visto fare.

Parla per assoluti come detenesse “il verbo” e in maniera esageratamente assertiva…

Insomma il “personaggio” viene presentato in maniera esagerata ma ne capisco l’utilità narrativa. Questo gli ha permesso di riportare poco alla volta alla normalità la “persona” e devo dire che alla fine lo ha reso “umano” e anche coerente nel momento in cui lascia lo studio TV per realizzare il “suo desiderio”.

Conclusioni.

Beh nonostante abbia fatto i compiti e attinto alla reale competenza di un life coach, questo film non rappresenta in maniera fedele la realtà di questo settore. Ma mi chiedo anche: e quindi? Che c’è di strano? Se voglio avere un’idea di cos’è il coaching non vado di certo a vedere un film al cinema. Sarebbe come decidere se farsi operare oppure no guardando prima Grey’s Anatomy.

A freddo ho pensato che il problema (assumendo che ce ne sia uno), attorno a questo film, lo creiamo noi coach. Temiamo che ci rappresentino malamente, e che ci rovinino l’immagine professionale. Timore legittimo ma mi sento di rassicurare tutti i colleghi. Da spettatore l’ultimo dei miei pensieri è stato il giudizio professionale sulla categoria. Non dimentichiamo che non si tratta di un docu-film con la pretesa di spiegare qualcosa, ma di una commedia che ha bisogno di alterare un po’ la realtà delle cose per conferire interesse e emozione alla storia stessa.

Livio

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Join the discussion 13 Comments

  • Claudio Gilberti ha detto:

    Ciao Livio, premetto che il film di Muccino ancora non l’ho visto, anche se ammetto che da Coach la curiosità di vederlo è tanta, alla fine credo che andrò per farmi un’idea più precisa.

    Del tuo articolo apprezzo molto questa frase:

    “A freddo ho pensato che il problema (assumendo che ce ne sia uno), attorno a questo film, lo creiamo noi coach. Temiamo che ci rappresentino malamente, e che ci rovinino l’immagine professionale. Timore legittimo ma mi sento di rassicurare tutti i colleghi.”

    Penso che se noi coach ci facciamo influenzare da un film, e temiamo che tale messa in scena rovini la nostra reputazione, forse è perché non ci riteniamo all’altezza del ruolo. Io personalmente ritengo che un film, bello o brutto che sia, che parla di coaching, alla fine possa solo che far bene a tutti i coach, un po’ perché l’argomento viene finalmente portato alla ribalta come credo meriti.

    Termino parafrasando il buon vecchio Giulio Andreotti: “Che ne parlino bene o male, l’importante che ne parlino”

    Ai “Coach” coerenti può solo far bene questo film secondo me.

    Tu cosa ne pensi?

    Un abbraccio
    Claudio

  • fabio rossi ha detto:

    Ottima recensione, devo ammettere che io sono stato molto più critico, hai ragione tu, se guardi la questione da più punti di vista, il punto di vista cambia, grandissimo LIVIO SGARBI

  • Veronica ha detto:

    Ciao, io sono andata intenzionalmente a vederlo dopo aver fatto il primo corso Pnl del lungo percorso MIC a cui mi sono iscritta.
    Devo ammettere, come tu dici, che alcuni passaggi ci stanno e sono realistici ma non avendo ancora tutte le competenze ho notato troppo l’esasperazione, che poi ha avuto conferma in un’intervista da lui rilas iata.
    Sono contenta di averlo visto dopo aver iniziato il primo corso in quanto posso fare il paragone tra la realtá e la finzione…non posso immaginare Alle e Roby comportarsi cosi su un palco…
    Devo ammettere che la realtá supera di gran lunga la fantasia!!!
    🙂

  • Carla Favazza ha detto:

    Ciao Livio.
    Il film non l’ho ancora visto, ma non mi spaventa la rappresentazione più o meno veritiera che una scenografia cinematografica ne può fare.
    Come dici tu se abbiamo paura di un film …
    Del resto quanti copioni sono stati scritti su politici corrotti, medici senza scrupoli, avvocati spietati o broker assetati solo di soldi eppure non per questo non ci affidiamo a queste categorie professionali per le nostre esigenze. 🙂
    Penso che sia importante rendersi responsabili delle nostre scelte, e sapere che, come in ogni cosa, esistono diverse sfumature.
    Grazie per la recensione. 🙂

  • Emanuele ha detto:

    Innanzi tutto grazie perché leggendo questo articolo ho preso molti spunti.
    Credo anche io che se una persona vuole sapere cosa sia il coaching non è certo il film il mezzo attraverso il quale acquisisce le informazioni. Credo allo stesso modo che sia importante il messaggio che anche un film passa perché per qualcuno è il primo contatto con una realtà sconosciuta e per cui potenzialmente potrebbe fare la differenza fra il volerne sapere di più o il disinteresse (se non il rifiuto) più totale.
    Dico questo a prescindere dal messaggio che Muccino vuole lanciare, perché non ho ancora visto il film!

    • Livio ha detto:

      Detta tutta Emanuele, non so se c’è un messaggio particolare che Muccino ha voluto mandare. Forse il fatto che essere se stessi è la cosa migliore?? Boh!!

  • Rosalba ha detto:

    Ciao Livio,
    sono onoratissima di avere l’opportunita’ di leggere i tuoi pensieri,i vostri commenti,di prendere spunto come dice Emanuele,e di avere l’opportunita’ di poter partecipare con un commento al Tema in questione. Non ho ancora visto il film,ma credo che lo faro’ al piu’ presto anche perche’ (da neo Coach) mi sento come una bambina che guarda i propri genitori con grande stupore e curiosita’. Grazie a Tutti.

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